Questa volta sono stato per qualche giorno al sud, in provincia di Matera, luogo di cui sono originario (essendo torinese di nascita e cultura, ma lucano di sangue, ndr). Sono tornato al paese dei miei nonni dopo sette anni di assenza, ritrovando lo stesso luogo di un tempo, ancora legato a una cultura atavica e tradizionalista che lo avvolge nel candore delle sue casette bianche e nell’isolamento geografico della collina su cui sorge (ne ometto deliberatamente il nome). Un giorno la mia ragazza ed io abbiamo deciso di andare in visita ai celebri e vicini Sassi di Matera. Inutile dire che si tratta di un luogo straordinario, in cui la storia del popolo lucano si intreccia alle suggestioni architettoniche di costruzioni antichissime scavate nella roccia. Tuttavia tutto è lì in mano al degrado, all’abbandono e all’abusivismo. Buona parte delle antiche grotte è sommersa dalla spazzatura e da impalcature pericolanti, mentre qua e là bancarelle di souvenir gestite da approfittatori meschini indegni del nome di commercianti (incapaci perfino di contare da uno a tre in una lingua diversa dal loro dialetto) si alternano a ristoranti brutti, sporchi e male arredati, amministrati da personale il cui unico scopo è spillare ai malcapitati più soldi possibile. Abbiamo mangiato in uno dei tanti (il Vecchio Frantoio, ndr) dove ci hanno chiesto per due primi, una bottiglietta d’acqua e un piatto misto di affettati circa 50 euro. Poi, su nostra rimostranza, la proprietaria del locale ha finto di essersi sbagliata nel fare i conti, portando il “saskaita” a 38 euro (in ogni caso troppi in rapporto alla qualità del cibo e al servizio, ndr). In una delle città più belle del sud inoltre (o che almeno potrebbe essere tale) solo pochi turisti si aggiravano smarriti tra i cartelli scritti a mano e a pennarello (sempre, solo e rigorosamente in sola lingua italiana), affissi ai muri delle grotte e dei luoghi di interesse ormai dominio delle guide abusive. Insomma, l’immagine della città mi ha rattristato. Perché, mi direte, scrivere qui su Italietuva di Matera e della mia escursione? Be’, perché girando per la città è sorto naturale un confronto, e ho pensato all’organizzazione e alla valorizzazione turistica della piccola Lituania. Ho pensato al piccolissimo castello lituano di Trakai, nulla in confronto alla città dei celeberrimi Sassi, e tuttavia ogni giorno gremito di gente e ogni giorno apprezzato e ammirato, soprattutto in estate, da migliaia di turisti di ogni dove. A Trakai quattro ruderi rimessi in piedi si sono trasformati in un luogo di attrazione pubblica di successo.
Quando poi amici e parenti lucani, impiegati di stagione in stagione nelle strutture alberghiere e turistiche della costa ionica in condizioni salariali ridicole e il cui reddito annuale medio non supera i 3000 euro all’anno mi chiedevano dai finestrini delle loro Fiat UNO del 1992 se la Lituania è molto povera, be’ allora, credetemi, mi veniva proprio da ridere...
Ancora una volta complimenti, mia cara Italia! Cristo, a quanto pare, è ancora fermo ad Eboli…